Da dove si riparte? A volere aggiustare il mondo, da che parte si comincia? Chi comincia? Noi che non siamo capaci di riparare il rubinetto che perde o di sostituire il neon che si spegne? O i nuovi fornitori di energia che ti tagliano la corrente per insolvenza, quando abbiamo già pagato tutto? Non sono in gioco solo quisquiglie. Chi riedifica Aleppo e ne risana gli abitanti, dopo aver dilaniato la città e depredato il corpo e l’anima di donne e uomini e bambini? Chi risana le guerre e guerriglie dell’Africa o le incursioni dell’Isis in Asia o gli attentati in Europa? Da quale governo, nazionale o europeo o globale, andiamo a mendicare il risanamento dell’economia, la ripresa del lavoro, la risorsa della natalità? Ci impantaniamo nella palude della burocrazia, rimaniamo sommersi nelle sabbie mobili degli uffici comunali e statali, navighiamo da un sito all’altro in cerca di soluzioni, ci aggrappiamo all’esperto improvvisamente spuntato dal nulla.
Come ha fatto il mondo a nascere? Come è nato il bambino, appena ieri, intasando di complimenti e auguri il cellulare di zii e altri familiari?
Fare il mondo nuovo con le nostre iniziative, i nostri programmi, i nostri strumenti, è come pretendere di costruire un androide ultimo brevetto, assemblato con tutte le qualifiche della struttura umana. Fuorché l’anima. Manca il primo bottone, mancano la sorgente di vita e il principio dell’essere. Il nostro mondo complesso e intrigato non trova la via d’uscita perché ha tralasciato il principio, ha perso la strada maestra, ha perduto la bussola. Naviga in circolo, arrotolando e imbrogliando il gomitolo.
Per salvarci occorre un intervento da fuori. Un marziano, che venga a proporre e a costruire un mondo nuovo. O un dio. Non il deus ex machina della mitologia greca, egoista e corrotto. Un Dio bambino che sparge davanti a tutti la bella notizia della sua nascita. Una notizia da andare a vedere. Un Dio così umano e vivo e così bisognoso. Un Dio che viene per noi, a farci compagnia, a dirci che ci ama. Ci ama e si fa amare e addestra ad essere amati e ad amare. Un Dio misericordioso che non ci grida dietro ma ci abbraccia ed è contento di farsi abbracciare.
«Dio non ha abbandonato il suo popolo e non si è lasciato sconfiggere dal male, perché Egli è fedele, e la sua grazia è più grande del peccato». Continua Papa Francesco all’udienza che anticipa il suo compleanno: «Con che arma vince Dio il peccato? Con l’amore! La sua potenza si china sull’umanità, si abbassa, per offrire misericordia e liberare l’uomo».
(di Angelo Busetto, tratto da “La Nuova Bussola Quotidiana” del 18 dicembre 2016)