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IL PORTICO

Edizione 2024 – VISITA IL SITO 

29 Agosto – Luciano Zanardini e don Andrea Dotti – confronto sul titolo del Portico

03 settembre – don Claudio Burgio – Non esistono ragazzi cattivi

06 settembre – Concerto Testimonianza – Reale

L’edizione 2024 de Il Portico, la manifestazione culturale proposta nel mese di settembre dal Centro Culturale Pier Giorgio Frassati di Brescia, trae il suo titolo dal testo di Charles Péguy, Veronique.

La presa di consapevolezza della natura storica del conflitto e dell’inconsistenza che si affaccia alla dimensione sociale dell’uomo, ha sempre alimentato uno spirito di critica della contemporaneità. La presenza del male e delle scelte moralmente negative di ogni generazione hanno così costituito l’alibi per una convivenza con la cattiveria e una mediocrità che si appiattisce lontano dalla virtù.

Nella sua opera, Peguy, mette nel dialogo l’anima incontrata dalla grazia e la potenza che la storia considera di avere. L’autore come ogni cristiano, davanti alla ipotesi di una natura corrotta della storia avverte un profondo senso di estraneità, perché la grazia che ha incontrato ha salvato la storia. L’avvenimento dell’incarnazione di Cristo ha interrotto la deriva della vicenda umana riaprendo con la sua venuta il sentiero di ritorno a Dio Padre attraverso il Figlio che ne è la Via.

La corrispondenza storica di questo incontro è il cristianesimo. Peguy scrive:

«C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani, in quel culmine della dominazione romana. Ma Gesù non si sottrasse affatto. Non si ritirò affatto. […] Doveva fare tre anni. Fece i suoi tre anni. Ma non perse i suoi tre anni, non li usò per piagnucolare e accusare la cattiveria dei tempi. […] Lui vi tagliò (corto). Oh, in un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo». [1]

Se la venuta di Cristo ha cambiato la condizione umana che da vagabonda e orfana è tornata ad avere una paternità e una casa impressiona quanto la modernità abbia potuto sviluppare l’idea di un mondo prospero senza Cristo dopo di Lui.

Péguy evidenzia l’importanza dell’incontro tra l’eterno e il temporale come cuore del cristianesimo, negato dalla cultura contemporanea. Questo porta alla perdita della redenzione, della creazione, e delle promesse divine, sradicando il cristianesimo dalla sua base storica e spirituale.

L’indagine del Portico di questo anno vuole focalizzarsi sulla possibilità di riaprire nel presente l’ipotesi del cristianesimo come risposta alla complessità buia di un umanesimo immanentista e materialista, appiattito su un’umanità che cerca redenzione e salvezza nella tecnica e nel progresso, ma che convive con guerre, ingiustizie e violenze. Una società che vive il paradosso di voler far sorgere l’inclusione dalle ideologie anziché dalla comunione e la verità dalle opinioni.

La pretesa dei cristiani è, come si esprimeva Joseph Ratzinger il giorno prima di salire al soglio pontificio:

Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. [2]

Il Portico vuole essere un’occasione di riflessione sull’urgenza di fare il cristianesimo. Come si esprimeva il Venerabile Luigi Giussani, oggi la missione che più urge al bene dell’uomo è:

Rifare l’annuncio del cristianesimo come avvenimento presente, umanamente interessante e conveniente all’uomo che non voglia rinunciare al compimento delle sue attese e all’uso senza riduzioni del dono della ragione.[3]

La via di una società che abbia cercato di prosperare senza Cristo è stato un tentativo di emancipazione che per l’uomo forse può essere considerato utile a poter assaggiare come sia la vita fuori della casa del Padre. Ora dopo la dissoluzione, lo spreco, la contaminazione di sé e del creato, con il volto più vicino all’animale, con il tentativo di innalzarsi sulla gruccia della tecnica, l’uomo può forse ritornare con il cuore ad un’intuizione simile a quella del figlio della parabola del padre misericordioso (Lc 15.11-32).

«Questo mondo moderno non è solamente un mondo di cattivo cristianesimo, questo non sarebbe nulla, ma un mondo incristiano, scristianizzato. Ciò che è precisamente il disastro è che le nostre stesse miserie non sono più cristiane».[4]

La pretesa cristiana, vissuta in un cristianesimo senza parzializzazioni, polarità o ideologizzazioni, di essere la via di salvezza per l’uomo, non rinchiude l’umanità in un sistema di norme e morali o deliri religiosi, ma eleva ogni forma di religiosità e spiritualità, dona spinta alla ricerca e alla scienza verso un bene che sia armonizzato con l’umano, dona all’uomo la capacità di vivere nella vera comunione dove ogni persona, se libera dall’opacità di orgoglio e parzialità, nelle sue differenze mostra la stessa luce della grazia.

Con la semplicità e lo slancio che caratterizza questa consapevolezza, il Centro Culturale Pier Giorgio Frassati di Brescia vuole proporre un percorso che apra al riconoscere oggi, come in ogni tempo, la risposta di Gesù Cristo alla possibilità del male sia fare il cristianesimo, e come questo sia necessario anche per noi oggi. 


[1] Pèguy, Veronique

[2] J. Ratzinger, omelia messa pro eligendo romano pontifice, 18 aprile 2005.

[3] L. Giussani, il cammino al vero è un’esperienza.

[4] Péguy, op. cit.