di Maura S.
I canti di Chieffo, La ballata del tempo perduto e L’iniziativa, introducono bene la lettura dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Papa Francesco in questo documento fotografa una piaga del nostro tempo: una tristezza profonda che è l’esatto contrario dell’incontro con Gesù, con la salvezza del cuore dell’uomo fattasi carne. Il ritornello de La ballata del tempo perduto è atroce: «Il tempo perduto non si ritrova mai, ed io che ho perso tempo ho perso la mia vita». Anche Papa Francesco nel suo Te Deum ricorda che «la storia, per un cristiano, non è ciclica», intendendo che le occasioni non ritornano; la visione della storia per un cristiano è lineare e va verso un compimento. Significa che il tempo perduto non si ritrova mai, e quando si perde tempo – nello studio, nel lavoro, nelle responsabilità, nei rapporti non curati, nei momenti in cui il cuore è “in salamoia” – quel tempo non si recupera più. Questo non vuole dire che la Resurrezione non sia possibile: può avvenire anche dopo una vita disastrata, ma il richiamo del Papa è un invito a non aspettare il domani per cambiare, a non attendere che tutto sia perfetto: la famiglia, i professori, le circostanze… Quante volte questa pretesa ci abita e attendiamo un mondo utopistico, come se la felicità fosse legata alla perfezione di ogni aspetto.
Dicevo che la Risurrezione è possibile: il canto L’iniziativa ricorda che bisogna volere essere felici, incontrare Cristo e costruire il Regno di Dio, ma il primo passo lo fa sempre Lui.
La Sua iniziativa è una garanzia, anche nella missionarietà, perché l’obiezione che si insidia in ognuno è che a causa di alcune condizioni mancanti non si è in grado di annunciare Cristo nel mondo. In realtà, quando in università o al lavoro o alla vicina di casa si porta il Volantone di Natale, non si sta facendo altro che essere un legame tra Dio e il cuore di quelle persone incontrate! Madre Teresa di Calcutta diceva di essere una matitina nelle mani di Dio: intendeva essere l’altoparlante di Dio, a partire, innanzitutto, da quanto si sta lasciando risuonare Cristo nella propria vita. Se non si è missionari, non è perché mancano le tecniche, o perchè la Chiesa è fatta di peccatori, o perchè troppe persona rifiutano la verità cristiana: il problema sono io. È sempre troppo comodo portare il problema fuori di sé, anche se questo è sempre il primo moto del cuore. Il problema in realtà è che nel mio piccolo non creo una nuova coscienza!
Come ci ricorda il Papa nel Te Deum: «La visione biblica e cristiana del tempo e della storia non è ciclica, ma lineare: è un cammino che va verso un compimento. Un anno che è passato, quindi, non ci porta ad una realtà che finisce ma ad una realtà che si compie, è un ulteriore passo verso la meta che sta davanti a noi: una meta di speranza una meta di felicità, perché incontreremo Dio, ragione della nostra speranza e fonte della nostra letizia. Mentre giunge al termine l’anno 2013, raccogliamo, come in una cesta, i giorni, le settimane, i mesi che abbiamo vissuto, per offrire tutto al Signore. E domandiamoci coraggiosamente: come abbiamo vissuto il tempo che Lui ci ha donato? Lo abbiamo usato soprattutto per noi stessi, per i nostri interessi, o abbiamo saputo spenderlo anche per gli altri? Quanto tempo abbiamo riservato per stare con Dio, nella preghiera, nel silenzio, nella adorazione?». Il Papa nel Te Deum richiama tutta la Chiesa – fatta da una miriade di persone diverse, gente consacrata, sposati, studenti, laici, lavoratori, famiglie, … – a queste doman- de. Sta ricostruendo l’identità del cristiano: l’essere missionario. La prima vera vocazione a cui rispondere è ad essere di Dio, essere Suoi missionari, altrimenti non siamo.